venerdì 3 gennaio 2014

UN SABATO DI ORDINARIA FOLLIA. A BORDO DI UN VANQUISH.

Mettersi alla guida di un bolide da 573 cavalli non è cosa da tutti i giorni. Lo abbiamo fatto a Viareggio in un piacevole weekend autunnale.

Cosa si riesce a fare in 4 secondi secchi? Un lungo respiro, un paio di pulsazioni cardiache, poco altro. Bene, in questo istante la Vanquish è già scattata da 0 a 100 km orari, accompagnando all’ebrezza della velocità il favoloso e coinvolgente sound del suo V12.
Siamo sul lungomare di Viareggio, in Toscana, in uno degli ultimi weekend dal sapore estivo. Strade sgombre, sulle spiagge solo il pubblico di un match di beach polo sponsorizzato proprio da Aston Martin, in giro non si notano pattuglie. La giornata pare perfetta per mettersi alla guida di quella che il direttore vendite di Aston Martin Italy, accogliendoci, ci presenta come l’essenza della tecnologia e dello stile della Casa di Gaydon: la nuova Vanquish.
L’Aston Martin Vanquish, di recente presentata anche a Milano nella versione Volante a cielo aperto, è l’ultima nata della Casa inglese. È una GT di gran classe, erede di quella DBS resa famosa da Daniel Craig nel celebre 007 Casino Royale. Il suo design, così come alcune soluzioni tecniche, si rifà molto alla supercar milionaria One-77. Stessi gruppi ottici, stesse line delle fiancate, stesso utilizzo smisurato del carbonio, con il quale è stata costruita l’intera carrozzeria. Anche negli elegantissimi interni c’è un po’ di One-77, con il volante in alcantara appiattito ai lati per una guida più sportiva. Interni nei quali trovano poi spazio materiali di pregio, dalla pelle che riveste l’abitacolo al carbonio della plancia.
Sotto questo trionfo di classe ed eleganza si cela tutta la cattiveria di un V12 aspirato d’altri tempi. In un mondo dove regna il downsizing, il Vanquish garantisce divertimento allo stato puro con il suo 6 litri in grado di erogare ben 573 cavalli, rispetto ai 517 della DBS, e una coppia di 620 Nm a 5500 giri. La trazione è rigorosamente posteriore mentre la trasmissione è costituita da un sequenziale Touchtronic di seconda generazione a sei rapporti. C’è anche un po’ di Italia in questo missile, con l’impianto frenante in carboceramica made by Brembo.
Inserendo la chiave, rigorosamente in cristallo, nell’impianto di accensione, si da vita al V12, che si mette in moto con un sound assolutamente coinvolgente.
I primi chilometri li percorriamo adottando l’assetto più confortevole che la Vanquish è in grado di offrire. Sospensioni non troppo rigide, sterzo non troppo duro, scarichi chiusi. Da vera Granturismo quest’Aston si dimostra di una guidabilità e di una piacevolezza ineguagliabili. Il confort è stratosferico, e la sensazione che trasmette è quella di poter percorrere molti chilometri senza accusarne troppo il colpo fisico.
All’ingresso in autostrada decidiamo però di cambiare l’anima del bolide. Dal volante impostiamo la modalità Sport. Le sospensioni si irrigidiscono notevolmente, lo sterzo diviene molto più diretto, gli scarichi si aprono. L’Aston ha cambiato decisamente vestito. Per non farci mancare nulla settiamo  anche le sospensioni in modalità Pista, il che le rende ulteriormente basse e rigide. Chiediamo al casello se nel tratto di autostrada che arriva a Pisa sono presenti autovelox, l’addetto ci risponde che ce ne sono al massimo un paio ma che sono ben segnalati. Una volta entrati in autostrada mettiamo subito alla prova il V12 che risponde alla grande. Scatto bruciante anche a bassi regimi grazie ad una coppia molto generosa. Ciò che colpisce di più è però la doppietta del Touchtronic in scalata quando pigi improvvisamente sull’acceleratore: passa dalla quarta alla seconda in un colpo d’occhio consentendo così una ripresa fulminea. Sarebbe normale per un doppia frizione, è straordinario per un sequenziale.
Altrettanto divertente è la modalità manuale, in cui il cambio è gestito dal pilota attraverso i paddle al volante, sebbene questi non accettino mosse troppo azzardate che potrebbero andare a danno del motore.
Dopo esserci sbizzarriti cercando invano di raggiungere quella velocità massima di 295 km/h e con qualche passaggio in sovrasterzo, peraltro subito corretto dall’intervento elettronico del traction control, riportiamo il Vanquish alla base.
Le sensazioni una volta scesi sono appaganti, guidare un’Aston è ogni volta un esperienza unica anche per i pochi paperoni che la possiedono.
Certo, se andiamo a paragonare le prestazioni tecniche con quelle di una rivale diretta come la F12 Berlinetta, il Vanquish va leggermente in difficoltà. A Maranello per lo stesso prezzo ti danno una Granturismo da 740 cavalli, 3.1” nello 0-100 km/h. Quello che però le rosse non ti danno è quella classe e quello stile british che solo Aston è in grado di offrire. E probabilmente, chi sceglie di spendere 300.000 euro per mettersi in garage la nuova Vanquish, non lo fa tanto per le prestazioni esagerate quanto per il piacere e la libidine unica di essere a bordo di una delle auto più affascinanti al mondo.



Edoardo Ferrari